
Fare qualcosa di straordinario in modo semplice: dare nuova vita all’acqua già usata, ridurre il prelievo dai pozzi, proteggere la falda sotterranea. Un progetto quindi che fa bene alla natura. Che fa bene agli agricoltori.
È il nuovo impianto che porterà le acque del depuratore di Carovigno nella riserva di Torre Guaceto. Il piano prevede la realizzazione di una vasca di accumulo delle acque reflue e di un impianto di distribuzione che si estenderà per circa 17,5 chilometri.
La vasca sarà collegata al sistema di affinamento già realizzato da Acquedotto Pugliese nell’ambito della struttura consortile di Carovigno per la depurazione dei reflui.
“Dopo tanto lavoro ed un costante e corale impegno istituzionale, oggi vediamo l’avvio di un progetto strutturale di valenza epocale che ci permetterà di tutelare radicalmente la nostra Torre Guaceto – ha dichiarato il presidente del Consorzio di Gestione dell’area protetta, Rocky Malatesta –, senza limitazioni per nessuno, al contrario, sostenendo in maniera tangibile gli attori del mondo agricolo che operano all’interno della nostra riserva”.
Si parte da un presupposto: ad oggi sono ben 22 i pozzi attivi nella riserva (l’area protetta terrestre si estende per circa 1.114 ettari dei quali circa il 70 percento è occupato da terreni agricoli) che, con la realizzazione degli interventi in progetto, verrebbero impiegati solo in parte e o per eventuali irrigazioni di soccorso.
“Questo nuovo impianto – ha dichiarato l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Serena Triggiani –, darà un apporto concreto tanto alla tutela della riserva di Torre Guaceto, quanto al comparto agricolo. Stiamo patendo le conseguenze dei cambiamenti climatici, una delle tante implicazioni è la siccità”.
“Il riutilizzo delle acque affinate provenienti dal depuratore di Carovigno per l’irrigazione dei suoli agricoli in un’area così particolare dal punto di vista ambientale, rappresenta un significativo passo in avanti nella tutela e valorizzazione della risorsa idrica, ogni giorno più preziosa, e nel caso specifico un’adeguata soluzione contro lo stress a cui è sottoposta la falda acquifera oltre che un’ulteriore impulso alla promozione delle varietà naturali del territorio”, ha affermato la direttrice di AQP, Francesca Portincasa.