
Il Mar Mediterraneo si sta scaldando a un ritmo che va dal 20% al 50% più veloce rispetto alla media globale ed è un trend in continua crescita, se si considera che la velocità di riscaldamento dell’acqua nell’ultimo decennio è addirittura raddoppiata rispetto al precedente. Si prevede che entro il 2100 la temperatura della superficie dell’acqua aumenterà dai 3.5° C ai 4.5° C in più rispetto ad oggi (dati IPCC AR6). I dati sono stati diffusi durante la giornata internazionale del Mediterraneo. Un mare definito “hotspot” finito sotto la lente di ingrandimento: le conseguenze sono devastanti come la perdita di habitat, la migrazione o l’estinzione di specie autoctone. Pur rappresentando solo l’1% delle acque oceaniche mondiali, ospita circa il 10% della biodiversità marina globale.
L’assorbimento dell’anidride carbonica determina una diminuzione del pH delle acque marine poiché sciogliendosi in acqua forma acido carbonico: il problema è che il Mediterraneo è una delle regioni più sensibili con un pH diminuito in media fino a quasi 0,2 unità rispetto al secolo scorso e continua a diminuire a una velocità 3 volte più elevata rispetto alle aree oceaniche. Bassi valori del pH hanno effetti negativi sulla crescita, riproduzione e resistenza ai cambiamenti ambientali di molte specie marine. In particolare, ne soffrono gli organismi che producono scheletri calcarei, come cozze, gorgonie, coralli, spugne e ricci di mare. Un patrimonio prezioso, che però rischia di andare perduto. Meno dell’1% del mare è effettivamente protetto, mentre l’inquinamento, in particolare da plastica, e l’eccessiva pressione antropica continuano a degradare l’ambiente marino. Proprio per la tutela della biodiversità il WWF è partner di un progetto che consentirà di trovare possibili soluzioni di adattamento per alcune specie animali che vivono nel mare e frequentano le coste mediterranee, habitat sempre più colpiti dagli effetti della crisi climatica. Il progetto LIFE ADAPTS (climate change ADAptations to Protect Turtles and monk Seals), cofinanziato dall’Unione Europea e coordinato dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, sarà condotto in tre paesi mediterranei, Italia, Grecia e Cipro, in cui sono state identificate alcune aree chiave per la vita e la riproduzione di tre specie simbolo del Mare Nostrum: tartaruga verde, tartaruga caretta e foca monaca. Un metodo efficace per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici è quello di proteggere la biodiversità. Recenti studi hanno dimostrato che un sistema ricco di specie resiste molto meglio ai cambiamenti climatici di un sistema impoverito.