Agricoltura sostenibile, sistemi alimentari innovativi, tutela della biodiversità: ovvero Agrifood.
Se n’è discusso al Ciheam di Bari tra vari esponenti del sistema Puglia, con esperti dal Mediterraneo e dall’Africa, per costruire processi di collaborazione tra Italia, Mediterraneo e Africa.
I numeri: 12 Paesi, 60 startup, 25 incubatori e innovation hub, 14 organizzazioni internazionali e più di 50 esperti, la MIA Week si conferma un punto di riferimento internazionale nel panorama dell’innovazione agrifood, sottolineando il fatto che l’innovazione nasce dalla capacità di mettere in rete talenti, istituzioni e territori, rafforzare gli ecosistemi locali, sostenere giovani e donne, promuovere imprese che affrontano la transizione verde e costruire un futuro più resiliente.
In questa quinta edizione, il motto “MEET–SHARE–EMPOWER” ha riassunto l’essenza dell’evento: incontrarsi, scambiare esperienze e rafforzare competenze per generare nuove opportunità. Nel dettaglio Meet: scoprire startup e progetti che stanno ridisegnando il futuro dell’agroalimentare, Share la condivisione di modelli, pratiche e strumenti, Empower rappresenta l’impegno a sostenere giovani imprenditori nel loro percorso di crescita.
L’invito del Ciheam Bari è quello di confrontarsi su nuovi modelli di collaborazione e cooperazione, più inclusivi, partecipativi e “aperti” a tutti gli attori dell’innovazione per co-disegnare azioni concrete che favoriscano il cambiamento delle imprese, la creazione di nuovi servizi dedicati ai giovani, lo sviluppo degli ecosistemi locali e che incidano sulle politiche e sui modelli di intervento degli Enti locali, dei Governi e delle Organizzazioni Internazionali.
La popolazione giovanile rappresenta il vero motore di sviluppo dell’Africa e del Mediterraneo. Infatti, entro il 2050, quasi la metà (46%) dei 635 milioni di abitanti attesi nel Bacino del Mediterraneo dovrebbero risiedere sulla sponda meridionale e più del 50% della “gioventù mediterranea” risulterà concentrata in soli cinque paesi: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto. La collaborazione tra organizzazioni diverse, infatti, è essenziale per affrontare le sfide globali con resilienza e creatività e per mettere in contatto realtà culturali, economiche e sociali differenti ma legate alla minaccia comune dei cambiamenti climatici.